CENNI STORICI
Ai confini settentrionali della pianura vercellese, nella parte sud delle colline del Canavese e della Serra morenica di Ivrea, il ritiro dei ghiacciai in epoca preistorica, aveva lasciato un vasto territorio pianeggiante di carattere alluvionale, con alcuni rilievi di modesta altura.
Liguri e Celti erano i primi abitanti di queste zone, come dimostrano alcuni toponimi e nomi di persona. La zona costituì in epoca storica una via di transito da e per le Gallie degli eserciti romani e, successivamente luogo di insediamenti longobardi. Di entrambi abbiamo reperti archeologici, in particolare due sepolture di guerrieri longobardi. Anche di queste popolazioni conserviamo numerosi toponimi, nomi di persone e parole di uso comune.
Dei primi insediamenti stabili, che daranno poi vita alla storia del nostro borgo, abbiamo notizie certe verso gli inizi del IX secolo. Erbario, Meoglio, Areglio, Clivolo erano i quattro centri abitati della zona, contesi tra il re Arduino di Ivrea e i Vescovi di Vercelli, che ebbero la meglio, ottenendo il riconoscimento della giurisdizione su di essi con un diploma imperiale del 7 maggio 999. Nei circa tre secoli che ne seguirono, queste terre saranno oggetto di numerose contese, con frequenti passaggi di giurisdizione tra i Vescovi di Ivrea, l’Abbazia di Sant’Andrea di Vercelli e il Comune di Vercelli. In questo scenario di lotte feudali, di interessi di proprietà e giurisdizioni miste tra beni ecclesiastici e civili, comincia a circolare l’idea della necessità di costruire un borgo nuovo che fosse sottratto a queste continue contese. L’idea trovò il pieno consenso del Comune di Vercelli, desideroso di inserirsi nel controllo politico e militare dell’area, sottraendo potere al braccio ecclesiastico.
Fu così che il 17 marzo 1270, troviamo il primo documento ufficiale nel quale alcuni capifamiglia di Erbario, Meoglio, Areglio, Clivolo e Alice, rivolgevano una petizione alla Credenza di Vercelli per ottenere il permesso di costruire un borgo franco, libero da vincoli feudali, con il godimento di benefici e franchigie del caso. Il 12 maggio 1270 la petizione venne accolta favorevolmente, con l’indicazione che il nuovo insediamento sorgesse in territorio libero da costruzioni preesistenti e da vincoli feudali, già sotto la giurisdizione di Vercelli e che la popolazioni di detti villaggi vi si trasferissero abbandonando le vecchie abitazioni.
L’entusiasmo iniziale, non fu condiviso dalle popolazioni, che si vedevano costrette ad abbandonare le proprie casupole, e tutto ciò che questo poteva significare in termini affettivi e di tradizioni. Ad accrescere il disagio, intervenne il 12 luglio 1270 la scomunica che il Vescovo di Vercelli, accogliendo le opposizioni dei Canonici di Sant’Andrea, lanciò contro gli abitanti che si fossero trasferiti nel nuovo borgo.
Molti accettarono la nuova avventura, molti rimasero nei loro villaggi; ma, nonostante tutto, il progetto si realizzò.
Tecnici inviati da Vercelli disegnarono lo schema di un impianto planimetrico a reticolo ortogonale, con due assi generatori, vie secondarie che formavano una scacchiera di 16 isolati, tutt’intorno una palizzata di difesa e quattro porte di accesso.
L’impianto è ancora oggi perfettamente riscontrabile e delle quattro porte ne rimane una, a tre arcate, ricostruita nel 1780. Inizialmente la denominazione fu semplicemente Borgo, solo nel 1272 apparve la dicitura Burgus Alicis, avvalorando l’ipotesi che la comunità più numerosa qui confluita fosse quella di Alice. Nel 1573 la popolazione (costituita ormai tutta dagli abitanti di quattro dei cinque villaggi che avevano inoltrato la petizione nel 1270) ottenne dai Savoia l’autorizzazione a mutarne il nome, in uno che meglio caratterizzasse la reale identità del nuovo Comune; comparve così il nome di Burgus Alarum. Evidente e giustificato era il suo significato, che avrà anche una rappresentazione grafica nello stemma: una torre con quattro ali a simboleggiare l’unione dei quattro villaggi che sono convolati per formare il paese, il tutto racchiuso in un tondo sormontato da una corona regale.
MONUMENTI PRINCIPALI
Chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo: progettata dall’architetto Bernardino Vittone, la sua costruzione risale all’anno 1770. Occupa il sito della vecchia chiesa parrocchiale, del cimitero e parte di un’abitazione lasciata alla chiesa. È costituita da un’unica sala a pianta centrale esagonale sormontata da una grande cupola e circondata da sei absidi. È stata interamente restaurata negli anni 2008/2011.
Chiesa di S. Francesco: chiesa della ex Confraternita di S. Francesco, costruita nel XVII sec. A fine Ottocento venne aggiunto un portico antistante l’ingresso. Oggi è utilizzata come biblioteca civica e sala per attività culturali.
Chiesa di S. Maria Assunta (La Consolata): la costruzione della chiesa ha inizio nel 1655 sul sito di un antico oratorio detto “Della Consolata” o “Del Vag1io”. Durante le epidemie di colera e vaiolo, rispettivamente del 1862 e 1911, alcuni locali adiacenti la chiesa vennero adibiti a lazzaretto.
Chiesa di S. Michele di Clivolo: la chiesa romanica sorge su un preesistente insediamento abitativo di epoca romana e viene costruita tra il 1050 e il 1075, con dignità di Pieve, intitolata a S. Michele. La chiesa subì numerosi restauri, l’ultimo risale al 1969. Conserva antichi affreschi medievali.
Chiesa dì S. Maria di Meoglio: centro di un antico insediamento abitativo. Le prime notizie della sua esistenza risalgono al 1193; più volte caduta in rovina venne rifatta nel 1848. Oggi è conosciuta come Santuario della Madonna della Cella, posto in mezzo ai boschi con vasto piazzale intorno.
Chiesa di S. Maria d’Areglio (Gesiassa): centro di un antico insediamento abitativo. La costruzione di questa chiesa romanica risale all’anno 1025. Essa rivestì molta importanza nel XIV secolo, infatti, in qualità di Pieve, aveva sotto la sua giurisdizione ben 13 chiese. Oggi restano soltanto i ruderi.
Porta d’Alice (arco napoleonico): cosi chiamata perché chiudeva il Borgo verso Alice. Delimita una parte del centro storico e ricorda una della quattro porte di accesso all’antico borgo franco. È stata interamente ricostruita in epoca napoleonica, ha tre arcate ed è diventata il monumento-simbolo del paese.
Castello del Bric dal Munt: A 440 m s.l.m. Potrebbe avere origini anteriori all’XI secolo ed essere divenuto poi in seguito un castello – ricetto con funzioni difensive. Nel 1417 il luogo fu interamente distrutto.
Mulino della Boscherina: la costruzione risale alla fine del 1400, situata in regione Boscherina, importante stazione di posta, lungo la strada che da Cigliano va a Vercelli. Ha svolto la funzione di mulino per la macina di frumento e mais fino al 1970.
PERSONAGGI ILLUSTRI
Felice Emanuele Dotta: resse la parrocchia di Borgo d’Ale dal 1753 al 1791.
Teodoro Accio (1729 – 1802): professore di filosofia e di diritto all’università di Torino. Amministratore del Comune e fattivo sostenitore della realizzazione del progetto vittoriano per la costruzione della nuova chiesa parrocchiale.
Giovanni Battista Calligaris: successore di Don F. E. Dotta resse la parrocchia di Borgo d’Ale dal 1791 al 1841 contribuendo all’abbellimento della chiesa parrocchiale.
Lodovico Drebertelli (1830 – 1905): avvocato il Tribunale di Vercelli , resse il Comune di Borgo d’ale dal 1860 al 1880.
Domenico Porta (1827 – 1905): ispettore scolastico, in varie città d’Italia. Nel 1879 pubblicò il romanzo storico “La Cella di Borgo d’Ale”.
Camillo Bertelli: intendente di Finanza, fu così brillante da essere nominato Grande Ufficiale e Senatore del Regno. Mori nel 1925.
Mons. Giovanni Rollone: parroco di Borgo d’ale dal 1916 al 1959, costruì il primo caseggiato dell’attuale casa di riposo e si prodigò a sostegno della popolazione durante le due Guerre Mondiali.
Cenni bibliografici G.D.P.H.: La Beata Vergine della Cella di Meoglio – Alba 1948 A.A.V.V.: Borgo d’Ale vicende di un paese – Torino 1973 Franco Bosio: Cronistoria di Borgo d’Ale – Santhià 1997 Gruppo l’Archivi e ij Carti del Borgh: Un Borgo nuovo tra Vercelli ed Ivrea – Santhìà 2000 Archivio storico di Borgo d’Ale Ludovico Drebertelli: sulle origini del Comune di Borgo d’Ale – Santhìà 2000