🇮🇹30 APRILE 1945 – 30 APRILE 2021: ore 19:30🇮🇹

Oggi, nel 76° di ricorrenza del tragico evento bellico, ancora immersi nel periodo di emergenza sanitaria dove stiamo conducendo una “guerra” per la salute, dovuta alla pandemia da COVID-19, con sobrietà deponendo i fiori presso la stele nel rione S.Antonio, in un momento di silenzio e raccoglimento, abbiamo ricordato tutti i Borgodalesi che furono coinvolti nel “bombardamento”.
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Vogliamo ricordare quanto accadde riportando il testo – della vera storia – ridotto e adattato a cura degli alunni della classe 5^ della Scuola primaria (#Lorenzo #Nicole #Ginevra #Gabriele #Amarilis #EdoardoR #Matilde #Francesco #Elena #Alessandro #EdoardoV #Gabriel #Desiree #M^Franca, tratto dal Bollettino parrocchiale “La Madonna della Cella” redatto da Don Giovanni Rollone – ed. luglio 1945.
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“Tragiche ore di guerra nel nostro paese”
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Tragiche ore di guerra furono quelle passate da Borgo d’Ale, proprio quando già la guerra non aveva più che poche ore, anzi quando già la Liberazione del nostro Paese era un fatto compiuto.

Nessun paese del Vercellese fu più tremendamente colpito dalla furia della guerra quanto il nostro. Purtroppo, la guerra per Borgo d’Ale non era ancora finita, anzi diremmo non era ancora cominciata.

Si sentiva parlare per radio di una colonna tedesca in movimento da Torino verso Milano.

Il sabato 28 aprile la colonna giunse a Cigliano. Domenica 29 aprile è la volta di Borgo d’Ale: abbiamo i Tedeschi in paese.

Il mattino seguente trascorre abbastanza tranquillo, anche perché la gente non esce di casa se non per necessità e il paese rimane quasi deserto.

Siamo al pomeriggio del 30 aprile 1945 che resterà indelebile nella memoria e nella storia di Borgo d’Ale. Gli automezzi tedeschi, che per tutta la mattinata se ne erano stati ritirati sotto i portoni e nei cortili delle case, ora escono fuori nelle strade. Tutti pensano con terrore a quello che potrebbe succedere con gli aerei del Comando Alleato. E, purtroppo, quello che prevedevamo successe.

Sono le 7.30 di sera. Un rombo assordante e minaccioso si fa sentire. Gli aerei… Non c’è più nulla da fare. Stavolta è la nostra ora… Lunghe, rabbiose e numerose scariche di mitraglia colpiscono ad uno ad uno i camion. Gli apparecchi , con una rapidità e con una furia terribile, girano in ogni senso le strade del nostro paese, mitragliando e gettando bombe incendiarie.

L’incursione non è durata più di dieci minuti. Il disastro, però, incomincia solo adesso. Sotto il fuoco micidiale degli aerei, moltissimi automezzi si sono incendiati. Improvvisamente, uno scoppio violentissimo rintrona come un boato. È la catastrofe… Intere case sono ridotte in polvere, altre crollano, i tetti vengono scoperchiati, le porte e le finestre divelte e spezzate, vetri in mille frantumi. A questo scoppio altri si susseguono per tutta la notte. E le case, ad una ad una, continuano a crollare per gli scoppi, per gli incendi che si alzano spaventosi. È una scena apocalittica! Povero nostro paese… Ma non c’è tempo da perdere. Passato il primo momento di smarrimento, si pensa ai morti e ai feriti e si organizza una squadra di volontari per i primi soccorsi. Dalle poche persone rimaste in paese si riesce ad individuare dove si trovano i feriti gravi e dove più necessita l’opera di soccorso. In mezzo a mille difficoltà, facilmente immaginabili, ci si avvicina a queste persone, si liberano di mezzo alle macerie e agli incendi e si portano via in barella. Si improvvisa un posto di medicazione presso la farmacia, un posto di infermeria alla nostra Casa Ricovero. Si passa così tutta la notte, fra continui scoppi ed incendi spaventosi.

Appena si ha un po’ di luce, si entra in chiesa: non si fa difficoltà ad entrarci perché le porte sono spezzate e scardinate. Al mattino presto, si è di nuovo sul posto del disastro per l’estrazione delle vittime: lavoro che continua per ben tre giorni. Le povere salme vengono estratte con grande fatica e composte alla meglio sopra una barella e trasportate alla Casa Ricovero, dove vengono composte nelle bare.

Sul luogo del disastro, una processione interminabile di persone di ogni età e condizione sociale continuò ininterrottamente, per giorni e giorni, a sfilare per vedere i danni arrecati.

Ma quanti furono, appunto, i danni arrecati al nostro paese? Tante case presentano, man mano che meglio si osservano,, danni che prima sfuggivano ad uno sguardo superficiale.

E le nostre belle chiese come sono uscite da questo uragano di ferro e di fuoco? Quella che più di tutte ne ebbe a soffrire fu la chiesa parrocchiale. Non parliamo poi della chiesetta di S. Antonio, proprio sul posto delle esplosioni, perché di questa ne rimane soltanto il ricordo, essendo stata distrutta fino dalle fondamenta. Luogo di rifugio per la nostra popolazione, durante quella notte e nel giorno successivo, furono le chiese di Areglio e quella della Cella, che furono abbastanza rispettate. Non così dobbiamo dire della chiesa di Clivolo, dove i soldati tedeschi si soffermarono per una notte. Scoperchiato il tetto, vi entrarono per forzare la porta e diventò un posto di bivacco.

E ora al nostro povero paese non rimane che cercare di sanare le ferite provocate dalla guerra.
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Addì 30 aprile 2021
LA CITTADINANZA COL SINDACO E L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE

(P.s. Appena possibileh pubblicheremo il video della breve commemorazione)